20 Mar La qualità del vino – gennaio febbraio marzo 2014
Dalla rivista “Oinos” – di G. Soldera
Autunno e inverno non sono stati clementi, le piogge sono iniziate subito dopo la vendemmia e, salvo poche interruzioni, sono proseguite sin quasi alla fine di febbraio. Le temperature sono state miti, ma, per fortuna, al termine della piovosità (che è stata molto elevata e anche, in molti casi, davvero violenta), si sono un po’ abbassate e mi hanno permesso di potare e stralciare senza danni alle gemme, che ancora sono ferme, soprattutto nelle vigne di 42/43 anni. In tema di coltura della vite, è di grande importanza l’articolo del Prof. Mario Fregoni intitolato “Le teste pensanti della vite”, pubblicato sulla rivista VQ, che riporto integralmente: ” Nella vite vi sono due cervelli. Conoscerli e dominarli è fondamentale per i risultati qualitativi in viticoltura. I due centri nevralgici sono all’estremità della pianta: gli apici vegetativi e quelli radicali. Fra l’altro, recentemente, le cellule di questi apici, che svolgono funzioni meristematiche (ossia di divisione cellulare e quindi di crescita), sono state definite staminali, come quelle umane o animali. I due centri nervosi sono sottoposti a due attrazioni opposte: alla luce quelli degli apici vegetativi dei germogli (fototropismo positivo) e verso il centro della terra gli apici radicali (geotropismo positivo). Il sole e la terra esercitano pertanto le attrazioni che consentono la fotosintesi, la nutrizione idrica e quella minerale.
Ne consegue che la gestione della chioma e dell’apparato radicale influenzano la fisiologia della pianta e la qualità della produzione. Un esempio: la cimatura taglia gli apici vegetativi, moltiplicando le teste pensanti aeree (con la produzione di altri apici), in quanto la vite non può restare acefala. Ma come rispondono gli apici opposti, quelli radicali? Non si possono potare e moltiplicare, tuttavia si possono favorire, scegliendo terreni che consentano il massimo sviluppo radicale (circa il doppio della chioma), soprattutto in profondità, dove l’assorbimento idrico è più costante e quello minerale differente rispetto a quello superficiale. La crescita superficiale delle radici (terreni freschi, fertili, argillosi, compatti) è innaturale, contro l’angolo geotropico fittonante. Il Rupestris, ad angolo geotropico stretto, è stato un grande portinnesto, in grado di conferire elevata mineralità ai vini. L’uso di portinnesti ad angolo geotropico ampio è stato un errore, causato dalla necessità di adattare la vite anche a terreni impropri. La selezione di portinnesti fittonanti potrebbe invertire la tendenza generale, per fornire radici più profonde. Le radici superficiali favoriscono la vigoria elevata dei germogli, le radici profonde la vigoria moderata e quindi la qualità. Significa sostanzialmente che l’attività degli apici dei germogli dipende dalla struttura e dalla natura del terreno. Un suolo povero, ciottoloso, sciolto, profondo, che consente alle radici di sviluppare la naturale attrazione verso il centro della terra, non può che essere l’ideale per ottenere l’equilibrio fra apici radicali e apici dei germogli. I vigneti equilibrati non hanno bisogno di molti interventi di potatura verde – in particolare di cimatura – e arrestano la loro crescita all’invaiatura.
Queste riflessioni consentono di riaffermare che il terroir vocato resta la condizione necessaria per il raggiungimento della qualità. In questo terroir il clima (sole) e il terreno rappresentano i fattori dominanti nei meccanismi che determinano il “genius loci”, ossia il genio del luogo, che crea la qualità eccelsa, basata sull’equilibrio fra le teste pensanti estreme della vite.”
Ritengo che la conoscenza dei concetti così bene argomentati dall’estensore sia assolutamente essenziale per ogni operatore viticolo che intenda produrre uva adatta ad essere trasformata in vino eccellente. Mi permetto inoltre di consigliare a tutti l’acquisto del libro più importante per la qualità dell’uva: ”Viticoltura di qualità” del Prof. Mario Fregoni nell’ultima edizione del 2013.
Nelle situazioni climatiche difficili è importantissimo l’aiuto delle ricerche che vengono svolte a Case Basse:
- “Evoluzione della microflora di interesse enologico in vinificazione” – Prof. M. Vincenzini, Università di Firenze
- “Mutazioni climatiche e stress idrici della vite” – Prof. M. Fregoni, Presidente Onorario OIV
- “Patologie della vite” – Prof. G. Surico, Università di Firenze
- “Acarofauna e biodiversità” – Prof. S. Simoni, CRA Firenze
- “Progetto sulla tracciabilità molecolare” – Dott.ssa Rita Vignani, Università di Siena
- “Telerilevamento da drone” – Dott. Lorenzo Genesio, IBIMET CNR Firenze
- “Applicazioni agrometeorologiche per il supporto alla gestione ambientale” – Prof. Simone Orlandini e Prof. Giampiero Maracchi, Università di Firenze
- Studi di analisi sensoriale – Prof. Luigi Odello, IASA – Centro Studi Assaggiatori Brescia.
Nella cantina i vini che non hanno subito il danno stanno maturando bene e questo vale anche per il 2013, malgrado le piogge, che sono durate sino al 22 luglio e che poi ha però beneficiato del buon andamento stagionale di agosto e settembre: abbiamo così ottenuto, anche per il 2013, un ottimo vino. Il monitoraggio continuo, da parte dell’equipe di microbiologia del Prof. Massimo Vincenzini, di tutti i vini ci dà tranquillità e sicurezza I risultati delle ricerche ci confermano sempre più che la qualità del prodotto vino, cioè l’eleganza, l’armonia, le grandi sensazioni olfattive, la digeribilità la sanità dell’uomo e la grande piacevolezza derivano dal terreno, dall’habitat e dalla capacità del coltivatore di gestire il tutto, in modo da portare in cantina una piccola quantità di uva matura e sana, che peraltro deve essere vinificata esclusivamente con lieviti autoctoni in grandi tini di rovere stagionato, senza controllo della temperatura. Sono solo i microrganismi che possono trasferire tutte le sostanze benefiche esistenti sulla buccia dell’uva nel vino e perciò dare allo stesso la possibilità di durare cinquanta e più anni, dando così, a chi lo beve, la possibilità di gioire di un grande vino.
La situazione politico-economica italiana è a mio avviso gravissima: continui cambi di governo, promesse di riforme, anche costituzionali, che rimangono promesse, ogni giorno si ha notizia di corruzioni, che riguardano soprattutto politica, pubblica amministrazione, sanità, lavori pubblici, beni culturali ecc. ecc…..
Il livello della disoccupazione giovanile è altissimo e togliere speranza ai giovani vuol dire, a mio parere, distruggere il futuro dell’Italia.
Voglio ringraziare tutti i partecipanti alla quarta edizione del “Premio Internazionale Brunello di Montalcino Case Basse Soldera”, dedicato a studi effettuati solo a Montalcino da giovani ricercatori. Il Premio mi permette, tra l’altro, di incontrare anche a Case Basse e collaborare con questi giovani pieni di entusiasmo, voglia di studiare e lavorare, ciò mi dà molta gioia e mi stimola nell’impegno a continuare e ad ampliare le ricerche che la mia famiglia finanzia e finanzierà anche in futuro. Aiutare i giovani, soprattutto in questo periodo così difficile, è a mio avviso un dovere.
Nel 1939 negli Stati Uniti nasce il “Progetto Manhattan”, finanziato dal governo del presidente Roosevelt: sono occupate 130mila persone ad un costo di circa 28 miliardi di dollari attuali. Lavorano fianco a fianco a Los Alamos – New Mexico scienziati di varie nazioni, fisici, matematici, ingegneri, astronomi e professionisti di tante altre discipline, nonché militari e politici. E’ sicuramente l’impresa tecnico-scientifica più importante che sia mai stata portata a termine. Il progetto, che portò anche alla reazione a catena, alla base della violenta deflagrazione atomica, dimostrò che i risultati scientifici e tecnologici non sono possibili senza grandi capitali e senza la partecipazione allargata tra esperti di varie discipline scientifiche diverse, unite a competenze amministrative e politiche. Uno degli scienziati, Weinberg, chiamò questo sistema “Big Science”, le cui ricadute economiche sono il fecondo binomio tra innovazione tecnologica e creazione di ricchezza.
L’economista austriaco Schumpeter, nel suo scritto “La teoria dello sviluppo economico”, già nel 1911 aveva elaborato il concetto “che l’innovazione sostenuta da capitali e istituzioni importanti ha inevitabilmente un impatto economico di grande portata”.
Termino con la speranza che i nostri politici seguano la “Big Science” (non per la distruzione) e finanziano le ricerche e le innovazioni, soprattutto dei giovani.
Cosa ne pensate?
Cordiali saluti